Come segnalato nella newsletter mensile n. 20, riportiamo per intero l’articolo comparso nell’ultima newsletter dell’Associazione CUAMM. Potrete notare che, nonostante si parli assai di rado nei giornali e nei notiziari televisivi di quanto e come la pandemia in atto colpisca le popolazioni africane, i problemi che ci si trova ad affrontare in quelle zone sono come sempre problemi di pura sopravvivenza. D’altro canto se ci pensiamo bene anche nei nostri ospedali sono stati contingentati tutti i servizi non essenziali, ad esempio gli screening di massa tipo Pap test, mammografie, ecc. ecc.. Possiamo, quindi, solo provare ad immaginare quale sia il prezzo che pagano le popolazioni africane.
Covid-19, in costante crescita anche in Africa, sta provocando una drammatica riduzione dell’accesso ai servizi essenziali di prevenzione e cura e agli ospedali. Questa epidemia ha un impatto devastante sulla salute di mamme e bambini.
Gran parte dell’Africa partiva da una situazione di alta vulnerabilità e di frequente dipendenza dall’esterno per beni e servizi di base. In questi mesi molti medicinali non sono più arrivati, i servizi sanitari preventivi e non di urgenza sono stati sospesi in via precauzionale. Le persone, intimorite, stanno a casa e non vanno in ospedale, per paura di ammalarsi. Tutto questo porterà più morti nel lungo periodo. Le epidemie non sono democratiche. Colpiscono in maniera più dura i più deboli, quelli che non hanno i mezzi, anche economici, per proteggersi. Si ammalano di più, ma le cure costano e non possono permettersi di non lavorare.
È la trappola della povertà: oltre a causare sofferenza fisica, le malattie trascinano i poveri ancora più in basso lungo la scala della vulnerabilità. E se non è il Covid-19 ad uccidere, sarà il morbillo o il diabete o il parto in casa.
Per paura del contagio le mamme rischiano di partorire a casa, aumentando la mortalità legata al parto. Il pericolo è lasciare sul campo più danni e più vittime della stessa epidemia e per questo stiamo lavorando per rinforzare il nostro intervento in salute materno infantile sostenendo il servizio di 14 “case d’attesa” in 5 dei nostri paesi d’intervento assicurando cibo, visite prenatali e un parto sicuro alle mamme e ai loro bambini.
La casa d’attesa
è dedicata all’accoglienza delle donne nelle ultime settimane di gravidanza, per garantire loro un ambiente sicuro al momento del parto. È costruita nei pressi di un centro di salute o dell’ospedale, per incentivare le donne a programmare lo spostamento da casa, prima che inizi il travaglio con l’obiettivo di ridurre uno dei maggiori problemi in Africa, ovvero la distanza dalle strutture sanitarie. La lontananza dai centri di salute unita alla mancanza di connessioni stradali adeguate rappresenta una vera e propria barriera soprattutto per le famiglie più povere.
Ora più che mai è importante rinforzare l’accesso alle “case d’attesa” delle mamme in gravidanza.